Ringrazio di questa bella occasione per onorare la memoria di tante Madri che hanno formato il mio cuore di Figlia della Carità, Serva dei Poveri. Attratte da una chiamata oltre il “conosciuto”, con coraggio e fiducia si imbarcarono senza guardare indietro, in un addio intriso di speranza. Senza guardare indietro, come il mercante del Vangelo, hanno trovato la perla di grande valore e hanno venduto tutto per tenerla.

Quando mi è stato chiesto di scrivere una testimonianza delle Madri missionarie, immediatamente la mia mente e il mio cuore hanno varcato la soglia del mio presente per trasferirmi nell’infanzia. Avevo 5 anni quando passavo davanti al caro Istituto Canossiano San José di Berisso, mano nella mano di mia mamma, le dissi senza sapere il motivo, che volevo andare in quella scuola e nel marzo 1967 entrai all’Asilo dei Bambini. Come avrei potuto immaginare che lì mi aspettava la nostra Madre e Fondatrice attraverso le sue Figlie, che non solo mi hanno educato nella fede, ma che anche mi hanno aiutato a scoprire il progetto di Dio sulla mia vita.

Se volessi esprimere con un’immagine ciò che per me erano le Madri del collegio sceglierei quella di una vetrata colorata (vitreaux), perché sono state per me dei raggi di luce che illuminavano la ricchezza del Carisma. Impossibile dimenticare Madre Maria Alghisi, la direttrice della scuola, instancabile nella sua consegna. Lei mi ha trasmesso la passione di far conoscere e amare Gesù. Essendo di bassa statura, si fermava su un banco per raggiungere con il suo sguardo tutte le alunne. Per noi era molto naturale vederla salire per la preghiera di inizio giornata scolastica e ogni sera sulla panchina per il saluto. Una volta, dopo aver finito le lezioni, ero in classe cercando la gomma che mi era sfuggita; la Madre avvertì la mia preoccupazione e apparve con una gomma e un braccialetto d’oro: quella sera ritornai a casa molto felice.

Alle 14.45 suonava il campanello per la ricreazione e con un gruppo di compagne salivamo correndo le scale della Cappella (prima di arrivarci, incontravamo un grande Crocifisso illuminato dalle vetrate della Madonna Addolorata) per fare la Visita a Gesù, come ci avevano insegnato e lì, concentrata nella preghiera, c’era pure Madre Angelita Faedo. Questa Madre ci invitava a sederci accanto a lei per pregare il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria; poi, dopo un cordiale saluto, ci mandava a giocare nel cortile. Era il nostro appuntamento di tutti i giorni.

Che emozione ho provato quando, anni dopo, andai alla Casa Provinciale e, dopo aver concordato con la Madre Provinciale Juana Ciusani la data del mio ingresso al Postulandato, mi invitò a colazione… e a tavola, seduta accanto a me, c’era Madre Angelita! Senza dubbio, quelle visite a Gesù con lei, hanno influenzato la mia vocazione.

Se avevamo bisogno di una mappa o di comprare qualche attrezzo scolastico andavamo al piccolo posto della Caritas: lì c’era Madre Maria Barlasina. Ci piaceva andare a comprare nella sua piccola libreria e aveva sempre qualche medaglietta in tasca da regalarci. Spesso aiutata da un gruppo di laiche assisteva con dedizione una lunga fila di persone che avevano necessità; quando si trovava senza provviste alzava lo sguardo verso il quadro del Sacro Cuore e a voce alta chiedeva aiuto al Signore per i suoi poveri amati: la Provvidenza non si faceva aspettare…

Un altro posto da noi preferito era la portineria, dove trovavamo Madre Maria Dadda; lei interrompeva i suoi lavori e ci ascoltava con attenzione. Altre volte c’era Madre Pasqua Varagnolo che ci trasmetteva gioia e buon umore.

Madre María Luisa Peruco, la mia insegnante di Scuola Media, con creatività e saggezza materna ha accompagnato il nostro passaggio verso l’adolescenza. Ricordo che riempì la biblioteca di classe di libri che ci aiutavano a comprendere i cambiamenti nella nostra crescita: ci sentivamo ascoltate e molto seguite.

Quando il colore e il profumo della natura annunciavano il mese di settembre, tanto amato da tutte noi, l’Ave Maria della Corona della Vergine Addolorata ci aiutava a meditare i suoi 7 dolori e così imparavamo ad amare e onorare la nostra Madre, la Vergine.

Le Madri ci insegnavano a offrire fiorellini per le missioni ad gentes: coloravamo le rose disegnate su un semplice foglio e quando arrivavamo a dipingerle tutte e a consegnare le nostre monetine per la missione diventavamo madrine di qualche bambino africano. Sceglievamo il nome e ci consegnavano il diploma dell’essere madrina, con l’impegno di pregare per il nostro figlioccio.

Il cortile si riempiva di profumo nel mese di Maria, con il nostro ramoscello di fiori bianchi sfilavamo davanti all’immagine della Madonna per lasciarla ai suoi piedi mentre cantavamo  “Con i fiori a Maria che è nostra Madre.”

Le nostre Madri forse non sapevano tante alte parole, ma con la vita ci trasmettevano lo Spirito dell’Istituto come raccomandato dalla nostra Madre Fondatrice Maddalena.

Molti altri sono i nomi che formano le tessere del mio “vitreaux carismatico”, molte altre sono le esperienze che potrei condividere…  Oggi, guardando la strada percorsa, non ho altro da dire: Grazie Signore, per tutte le sorelle che mi hanno fatto scoprire la perla preziosa del Carisma; grazie perché mi hanno insegnato che una Figlia di Santa Maddalena ha cuore di Madre capace di abbracciare il mondo intero.

 

Miriam Mostafà

Provincia Religiosa “Nostra Signora di Lujan”-
Argentina-Paraguay