Il paesaggio che abbiamo percorso quando siamo entrati in terra africana, ci portava da Blantyre a Mangochi. Si alternava a tratti con il colore paglia, i baobab, le case di fango e la terra che delatava la siccità per mancanza di pioggia, con l’asfalto caldo, le biciclette e i bicitaxis, i negozi e le case di materiale, i mercati sul bordo della strada, donne e bambini che portavano legna legata sulla testa per scambiare o vendere al mercato. Tanta gente, un popolo che ci osserva, che ci sorride e ci saluta urlando: “alendo” (visitatori/stranieri) “Takulandilani” (Benvenuti).
Infine, giunti a Koche, le incertezze del modo in cui si sarebbe dovuto accompagnare i volontari, per servire meglio, sono andate scomparendo man mano che passavano le giornate. Il Signore mi ha insegnato a lasciare ogni cosa alla sua cura, ogni persona, ogni situazione. Mi toccava affidare, dare, essere disposta a ricevere ed essere semplice di cuore, il resto lo avrebbe fatto attraverso la vita condivisa e vissuta insieme alla comunità delle madri, insieme ai giovani e alle persone che avrei incontrato. Ed è stato così.
Abbiamo trascorso venti giorni nella comunità canossiana di Koche, Mangochi, in Malawi. Terra del “cuore caldo”, perché il Malawi è chiamato così… “Cuore caldo dell’Africa”. Le suore curano l’ospedale della comunità di Koche. Vengono curate quasi tutte le specialità, le urgenze e hanno come sfida la cura della donna incinta, il monitoraggio dell’alimentazione dei neonati e dei bambini che sono i più colpiti dalla malaria.
Le suore non solo gestiscono l’ospedale, ma si occupano di accompagnare i malati nella loro realtà familiare e assisterli nelle loro necessità fondamentali. Inoltre, collaborano alla parrocchia Santa Maddalena di Canossa, con la liturgia e la catechesi.

Ricordando, passando per il cuore una volta l’esperienza vissuta, si accende in me la gratitudine e la speranza. Gratitudine per la testimonianza di semplicità, di donazione gioiosa, di fraternità delle Suore e di comunità della gente. Gratitudine per l’opera canossiana che ci permette di stare vicino ai più poveri e dimenticati, i nostri fratelli. Gratitudine per aver condiviso l’esperienza con Giulia, Laura e Nicholas, per aver camminato insieme questo pezzetto di storia del volontariato, condividere il fare e soprattutto l’essere con autenticità e libertà.

Ricordandomi si ravviva la speranza, mi aiuta a vedere con occhi nuovi il nostro miòn do di far conoscere ed amare Gesù. La speranza che illumina la comprensione del dono ricevuto: il nostro carisma rimane vivo e si attualizza là dove la carità senza limiti promuove la persona e con coraggio le indica il suo ultimo fine e la realtà di essere profondamente amati.

Nel ricordare si accende in me l’amore ai fratelli. Il ricordo mi fa riconoscere la bellezza delle relazioni fondate sul Signore, la bellezza del servizio gratuito e generoso, la bellezza dei poveri di spirito e la saggezza di coloro che non avendo nulla sanno darti tutto.

La mia esperienza in Malawi, la prima in Africa, è stata molto bella. Piena di suoni, odori, colori terracotta, canzoni e balli, incontri, volti, accoglienza e amicizia. Una bella esperienza di essere a casa, perché la comunità canossiana è anche la mia casa, perché c’è un forte legame di appartenenza che si sperimenta incontrandoci come sorelle della stessa famiglia spirituale.

Grazie, comunità canossiana del Malawi, per condividere e dare vita al nostro carisma in quel pezzetto d’Africa. Per realizzare il desiderio di Santa Maddalena di andare in ogni angolo, “era disposta a farsi polvere se fosse necessario”, al fine di annunciare l’amore del Signore. Grazie per accecare la vita, la carità che ci indica la nostra santa fondatrice. Che lei dal Cielo continui a benedirci.

Sr. Elizabeth Jara